Piramo e Tisbe
Nella bella Verona, dove noi collochiamo la nostra scena, due famiglie di pari nobiltà ferocemente l'una all'altra oppone da vecchia ruggine contesa...
No aspettate, non inizia così! Eppure... Beh, proviamo a vedere che succede.
Due famiglie vicine di casa si volevano talmente bene che tra le loro proprietà hanno costruito un muro, ci hanno fatto sopra una staccionata, l'hanno decorata di filo spinato e ci hanno pure fatto passare l'eletricità che è sempre meglio abbondare.
Lo sentite l'amore nella aria, no?
Ora, ognuna di queste due famiglie aveva un pargolo. Darò dei nomi CASUALI a queste due famiglie. I Capuleti avevano una bella bambina, Tisbe, mentre i Montecchi un bel bimbo, Piramo. Visto, nomi casuali!
Due famiglie vicine di casa si volevano talmente bene che tra le loro proprietà hanno costruito un muro, ci hanno fatto sopra una staccionata, l'hanno decorata di filo spinato e ci hanno pure fatto passare l'eletricità che è sempre meglio abbondare.
Lo sentite l'amore nella aria, no?
Ora, ognuna di queste due famiglie aveva un pargolo. Darò dei nomi CASUALI a queste due famiglie. I Capuleti avevano una bella bambina, Tisbe, mentre i Montecchi un bel bimbo, Piramo. Visto, nomi casuali!
Questi due poveri cristi a casissimo si incontrano. Cioè incontrano... si intravedono dai rispettivi balconi e cominciano a farsi segnali di fumo e i segnali navali con le bandierine rosse e gialle.
Fino a che un giorno non scoprono una fessura nel muro da cui riescono a parlarsi. E giù di smancerie pesanti da mattino a sera, ogni singolo giorno. Se la prendono pure col muro! Del tipo "Grazie della fessura, davvero grazie. Ma non potevi aprirti un po' di più così riuscivamo almeno a pomiciare?". Permettetemi di prendere le parti del muro: "Sore', sono un MURO!". Una giornata, stranamente, invece di andare giù di "pucci pucci amorino coccoloso" si sono sentiti molto ribelli e hanno organizzato un piano per incontrarsi. "Allora, tu segui il muro. Vai vai vai. Una settimana di cammino e ci arrivi alla fine. Là troverai un gelso con tutte le bacche bianche, ci troviamo lì, sei d'accordo Giulie... Emmm Tisbe?" "Eh che scherzi, ho già il vestito nero da spia e gli occhiali finti, così nessuno mi riconosce!". |
Tisbe parte. Cammina cammina e cammina arriva alla fine del muro, trova il gelso con le bacche bianche, ci si siede sotto e aspetta che arrivi il suo Piramo.
Adesso cerchiamo di capire quanto era effettivamente lungo il muro: a casissimo, le passa accanto una leonessa che si fa i fatti suoi. Io... boh.
Per quanto la leonessa avesse già mangiato, infatti aveva il muso imbrattato male di sangue, capite la paura della povera Tisbe che scappa via veloce in una grotta, dimenticando un velo del suo vestito.
La leonessa era andata alla pozza dell'acqua a bere, ma nel frattempo avrà pure visto il suo riflesso. "Mammina come sono conciata! Oh toh il caso, che comodità un fazzolettino! Puliamoci bene dal sangue, distruggiamolo a merda e via verso nuove avventure!"
Arriva Romeo, aka Piramo, che trova il lerciume del fazzoletto di lei e si dispera. "Noooooooooo, amore mio! Ti ho detto io di trovarci in un posto così pericoloso e sono pure arrivato in ritardo! E non posso nemmeno dare la colpa a Trenitalia! Allora ti seguirò negli inferi, amore mio!" e si pugala, rigira il coltello e lo estrae con il sangue che schizza tipo fontanella e imbratta tutto il gelso che tre secondi fa era bianco, ora sembra un dipinto di Pollock in rosso.
Ritorna lei che teme che lui ci sia rimasto male, ma non trova l'albero bianco, in più è inquietata dal quell'essere che si muove tipo pesce fuor d'acqua.
"Ma... Questo è il mio Piramo! Oh Piramo, Piramo, perché sei tu Piramo! Perché non mi rispondi?" Sorella, non sta proprio bene. "Sono io, Tisbe, rispondimi!" Sore', il pungnale! "Solleva il tuo volto per me!" Lo vuoi capire che è schiattato?!
Invece non ancora, lui con ultimo sforzo apre gli occhi e poi ci lascia definitivamente.
Prima di pugnalarsi a sua volta, Tisbe prega almeno che i loro corpi siano sepolti assieme e che le bacche del gelso rimangano nere per il loro lutto. Siccome gli dei non hanno mai niente da fare, esaudiscono il suo desiderio e fanno fare pace ai genitori.
Adesso cerchiamo di capire quanto era effettivamente lungo il muro: a casissimo, le passa accanto una leonessa che si fa i fatti suoi. Io... boh.
Per quanto la leonessa avesse già mangiato, infatti aveva il muso imbrattato male di sangue, capite la paura della povera Tisbe che scappa via veloce in una grotta, dimenticando un velo del suo vestito.
La leonessa era andata alla pozza dell'acqua a bere, ma nel frattempo avrà pure visto il suo riflesso. "Mammina come sono conciata! Oh toh il caso, che comodità un fazzolettino! Puliamoci bene dal sangue, distruggiamolo a merda e via verso nuove avventure!"
Arriva Romeo, aka Piramo, che trova il lerciume del fazzoletto di lei e si dispera. "Noooooooooo, amore mio! Ti ho detto io di trovarci in un posto così pericoloso e sono pure arrivato in ritardo! E non posso nemmeno dare la colpa a Trenitalia! Allora ti seguirò negli inferi, amore mio!" e si pugala, rigira il coltello e lo estrae con il sangue che schizza tipo fontanella e imbratta tutto il gelso che tre secondi fa era bianco, ora sembra un dipinto di Pollock in rosso.
Ritorna lei che teme che lui ci sia rimasto male, ma non trova l'albero bianco, in più è inquietata dal quell'essere che si muove tipo pesce fuor d'acqua.
"Ma... Questo è il mio Piramo! Oh Piramo, Piramo, perché sei tu Piramo! Perché non mi rispondi?" Sorella, non sta proprio bene. "Sono io, Tisbe, rispondimi!" Sore', il pungnale! "Solleva il tuo volto per me!" Lo vuoi capire che è schiattato?!
Invece non ancora, lui con ultimo sforzo apre gli occhi e poi ci lascia definitivamente.
Prima di pugnalarsi a sua volta, Tisbe prega almeno che i loro corpi siano sepolti assieme e che le bacche del gelso rimangano nere per il loro lutto. Siccome gli dei non hanno mai niente da fare, esaudiscono il suo desiderio e fanno fare pace ai genitori.
Ed ora andiamo via da questo luogo, per ragionare ancora tra di noi di tutti questi tristi accadimenti. Per essi, alcuni avranno il mio perdono, altri la loro giusta punizione; ché mai vicenda fu più dolorosa di questa di Giulietta (Tisbe) e di Romeo (Piramo).
Cosa impariamo da questa storia? Che Shakespeare copia.