Narciso
Non ho nemmeno bisogno di prenderlo in giro!!! Fa già tutto da solo!!!
Cioè... Non in quel senso... Anche in quello, ma non intendevo... Ahhh, cominciamo dall'inizio. Nasce figlio di una ninfa e di un fiume e nasce già strafigo. Il re dei CBCR*, in pratica. Ora, nei dintorni passava Tiresia, l'indovino che ci ha sempre azzeccato, e quindi Lirìope, la madre, si scaglia da lui e gli chiede se il figlio potrà avere un sana e lunga vita. |
*CBCR: Cresci Bene Che Ripasso
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"Se non conoscerà mai sé stesso!" RIP a tutti gli specchi di casa.
Cresce sano fino a 16 anni circa come sex symbol della zona per maschi o femmine che siano, ma nessuno osava anche solo rivolgergli la parola perché era str... difficilmente avvicinabile.
Una aveva abbastanza coraggio per farlo! Ma non poteva. La ninfa Eco, beh, ecco, sembrerà banale, ma fa solo da eco, quindi non poteva iniziare il discorso.
Si mise a pedinarlo per tutta una giornata senza nascondesi nemmeno troppo, finché lo sveglione (permettetemelo, poi capirete) non se ne accorge e inizia a parlare.
Il loro intenso discorso si conclude con "Possa piuttosto morire che darmi a te!" "Darmi a te!"
La ninfa andò in un angolo a fare i funghi fino a che di lei non rimase solo la voce.
Dopo una sfilza di donne, ninfe e uomini che finiscono così, qualcuno si inviperì abbastanza per urlare, con gli dei a portata di orecchio: "Soffri come stiamo soffrendo tutti noi, brutto biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip!!!!!!!"
Quindi gli dei lo indirizzano a una fonte talmente limpida da sembrare uno specchio e comincia il dramma.
Quanto ci mette un delfino a riconoscersi in uno specchio? Molto, ma moooooolto, meno di Narciso.
Lascio tutta la sua scempiaggine alle parole sue originali scritte da Ovidio, semplicemente perché "parafrasando" non sarei in grado di far capire appieno la complicata insensataggine di questo monologo:
Cresce sano fino a 16 anni circa come sex symbol della zona per maschi o femmine che siano, ma nessuno osava anche solo rivolgergli la parola perché era str... difficilmente avvicinabile.
Una aveva abbastanza coraggio per farlo! Ma non poteva. La ninfa Eco, beh, ecco, sembrerà banale, ma fa solo da eco, quindi non poteva iniziare il discorso.
Si mise a pedinarlo per tutta una giornata senza nascondesi nemmeno troppo, finché lo sveglione (permettetemelo, poi capirete) non se ne accorge e inizia a parlare.
Il loro intenso discorso si conclude con "Possa piuttosto morire che darmi a te!" "Darmi a te!"
La ninfa andò in un angolo a fare i funghi fino a che di lei non rimase solo la voce.
Dopo una sfilza di donne, ninfe e uomini che finiscono così, qualcuno si inviperì abbastanza per urlare, con gli dei a portata di orecchio: "Soffri come stiamo soffrendo tutti noi, brutto biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip!!!!!!!"
Quindi gli dei lo indirizzano a una fonte talmente limpida da sembrare uno specchio e comincia il dramma.
Quanto ci mette un delfino a riconoscersi in uno specchio? Molto, ma moooooolto, meno di Narciso.
Lascio tutta la sua scempiaggine alle parole sue originali scritte da Ovidio, semplicemente perché "parafrasando" non sarei in grado di far capire appieno la complicata insensataggine di questo monologo:
"Esiste mai amante, o selve, che abbia più crudelmente sofferto?
Voi certo lo sapete, voi che a tanti offriste in soccorso un rifugio.
Ricordate nella vostra lunga esistenza, quanti sono i secoli
che si trascina, qualcuno che si sia ridotto così?
Mi piace, lo vedo; ma ciò che vedo e che mi piace
non riesco a raggiungerlo: tanto mi confonde amore.
E a mio maggior dolore, non ci separa l'immensità del mare,
o strade, monti, bastioni con le porte sbarrate:
un velo d'acqua ci divide! E lui, sì, vorrebbe donarsi:
ogni volta che accosto i miei baci allo specchio d'acqua,
verso di me ogni volta si protende offrendomi la bocca.
Diresti che si può toccare; un nulla, sì, si oppone al nostro amore.
Chiunque tu sia, qui vieni! Perché m'illudi, fanciullo senza uguali?
Dove vai quand'io ti cerco? E sì che la mia bellezza e la mia età
non sono da fuggire: anche delle ninfe mi hanno amato.
Con sguardo amico mi lasci sperare non so cosa;
quando ti tendo le braccia, subito le tendi anche tu;
quando sorrido, ricambi il sorriso; e ti ho visto persino piangere,
quando io piango; con un cenno rispondi ai miei segnali
e a quel che posso arguire dai movimenti della bella bocca,
mi ricambi parole che non giungono alle mie orecchie.
Io, sono io! l'ho capito, l'immagine mia non m'inganna più!
Per me stesso brucio d'amore, accendo e subisco la fiamma!
Che fare? Essere implorato o implorare? E poi cosa implorare?
Ciò che desidero è in me: un tesoro che mi rende impotente.
Oh potessi staccarmi dal mio corpo!
Voto inaudito per gli amanti: voler distante chi amiamo!
Ormai il dolore mi toglie le forze, e non mi resta
da vivere più di tanto: mi spengo nel fiore degli anni.
No, grave non mi è la morte, se con lei avrà fine il mio dolore;
solo vorrei che vivesse più a lungo lui, che tanto ho caro.
Ma, il cuore unito in un'anima sola, noi due ora moriremo"
E così muore nella foresta l'idiota trasformandosi in un fiore bianco e giallo, il Narciso, appunto.
Pensate sia finita? Poveri illusi!
Beh, ecco, le ombre (l'anima dei morti) vanno nell'Ade. L'Ade è circondato da cinque fiumi. L'Acheronte è inquinato e nel Lete ci sono orde di anime che ci si bagnano per reincarnarsi, ma lo Stige è calmo e piatto come... uno specchio.
Non ho bisogno di continuare... avete capito da soli.
Pensate sia finita? Poveri illusi!
Beh, ecco, le ombre (l'anima dei morti) vanno nell'Ade. L'Ade è circondato da cinque fiumi. L'Acheronte è inquinato e nel Lete ci sono orde di anime che ci si bagnano per reincarnarsi, ma lo Stige è calmo e piatto come... uno specchio.
Non ho bisogno di continuare... avete capito da soli.